Pubblicato per la prima volta nel 1954 nella collana dei Gettoni, due anni dopo I ventitre giorni della città di Alba, La malora fu presentato da Vittorini come un libro per molti aspetti piú bello, in cui i rapporti umani sono ridotti alla nuda spietatezza (anche tra marito e moglie, e anche tra padre e figli). Una storia elementare di fatica e di silenzi, di dolore e di violenza che ci riporta al dramma della miseria contadina delle Langhe e che trova il suo linguaggio nello stile scarno e partecipe di Fenoglio, lo stesso stile antiretorico e barbarico che procurò allo scrittore l'accusa di aver tradito i valori della Resistenza. Proprio questa asprezza e la continua invenzione linguistica fanno di Fenoglio uno dei massimi scrittori italiani del Novecento.
His first work was in the neorealist style:[3] La paga del sabato (this was published posthumously too, in 1969). The novel was turned down by Elio Vittorini, who advised Fenoglio to carve out stories and then incorporate them into I ventitré giorni della città di Alba ("The twenty-three days of the city of Alba") (1952). These stories were a chronicle of the Italian partisans or of rural life. One such story was La malora (1954), a long story in the style of Giovanni Verga. His major works were published in a critical edition after his death; controversy remains about his novel Il partigiano Johnny (translated as Johnny the Partisan), first published in 1968, by some considered his best work, which was edited posthumously on the basis of one or both the two incomplete versions left unpublished.
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